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Recensione Enermax Infinity 720W - Uno sguardo all'interno

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Il marchio enermax è uno dei più conosciuti tra i produttori di Alimentatori e PSU (power supply unit). Ciò che rende famoso questo brand è soprattutto la qualità dei componenti utilizzati nella produzione, l’alta efficienza degli stessi e la cura dei piccoli dettagli. Ad argomentare questa tesi abbiamo preso in considerazione, questa volta, un nuovo modello di punta, riservato ad utenti che necessitano di potenza e stabilità contemporaneamente: l’ENERMAX INFINITI 720W.

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Uno sguardo all’interno

 

Anche se non ci è stato possibile reperire lo schema elettronico dell’INFINITI 720W, abbiamo comunque avuto modo di poter vedere all’interno e sbirciare più da vicino i componenti dell’alimentatore.

 

 

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Magari potrà sembrare piuttosto complesso capire quali siano i punti di forza di un alimentatore di questo calibro, ma osservando bene, la presenza di alcuni componenti specifici dà già un’indicazione sulla qualità del prodotto.

 

Innanzitutto la corrente elettrica viene stabilizzata e “filtrata” dalle interferenze elettromagnetiche dall’Enhanced EMI filter Board come da immagine.

 

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Si vede chiaramente l’ingresso della corrente elettrica sulla sinistra (fili bianco e nero). Poi il segnale viene “ripulito e filtrato”.

Sono poi presenti 4 MOSFET che hanno la funzione di prevenire il surriscaldamento del circuito. Infatti il calore in eccesso viene efficacemente dissipato dai dissipatori in alluminio (come nella figura seguente).

 

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Continuando con l’analisi dei componenti troviamo un altro elemento di rilievo che consiste nell’ “Active PFC”: Power Factor Correction. Di questa tecnologia sono presenti due tipi: l’active PFC  (come già accennato) e il passive PFC. Si tratta di sistemi che permettono di gestire l’efficienza dell’alimentatore e l’Active Factor Correction è di gran lunga migliore perché permette avere un’EFFICIENZA TEORICA DEL 95% (che ovviamente non corrisponde a quella reale di tutto l’alimentatore), anche se, come è prevedibile, questo sistema è più complesso e costoso del passive PFC (che consiste in un singolo condensatore per stabilizzare la corrente in entrata).

 

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Evidenziato: il circuito dell’Active PFC

 

Come si può notare dalla foto precedente, spicca in basso a sinistra un condensatore di color blu dalle generose dimensioni (con capacità di 390?f ); diversi altri sono presenti nella parte opposta del circuito.


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Questi condensatori hanno la funzione di stabilizzare la corrente in entrata e in uscita. Infatti fungono come da piccole riserve “monodose”: l’alimentatore le riempie all’accensione per poi utilizzare parte di questa riserva quando c’è necessità, un momento  di carenza.

Per fare una prova (anche con il vostro attuale alimentatore) potete provare a spegnere la ciabatta e nello stesso istante ad accendere il pc. Vedrete che si accenderà qualche lucetta (se ne avete) e partiranno le ventole per una frazione di secondo. Si tratta appunto dell’esaurimento delle “scorte”, dell’utilizzo dell’energia immagazzinata precedentemente.

 

Per quanto riguarda i trasformatori,  ve ne sono due: uno centrale da ben 800W (con una riserva di sicurezza dell’11.1%) e uno laterale per la linea da 5V (per il supporto delle periferiche USB).

 

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A sinistra è cerchiato il trasformatore per le linee a 5V, al centro quello principale da 800W

 

Dulcis in fundo, troviamo il circuito di monitoraggio del PowerGuard:.questa unità di controllo non solo gestisce l’intero alimentatore, controlla le temperature e imposta la velocità della ventola in relazione al calore emesso, ma include il sistema di raffreddamento dopo lo spegnimento (descritto nelle caratteristiche tecniche) e altri vari sistemi di protezione.

In ultimo, la foto della scheda che sostiene le prese per il sistema di cablaggio modulare.

 

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 Si possono notare molto facilmente le due linee a 12V per le PCI-Ex, mentre gli altri spinotti sono riservati alle periferiche quali HDD, lettori ottici, ecc.

 

Corsair

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